Chi era Luigi Olivari
Cari amici sanmauriziesi (e anche non sanmauriziesi), sapete tutti chi era Luigi Olivari? Per gli appassionati di storia, di aviazione e di gesta eroiche, Luigi Olivari fu e resta un’icona intramontabile. Per molti di noi invece, distratti passanti lungo le vie di San Maurizio Canavese, è semplicemente quel signore il cui nome sta scritto sulla targa della via che dalla chiesa parrocchiale conduce a piazza Marconi e alla stazione ferroviaria. Ed è un peccato, dal momento che Luigi Olivari è un personaggio la cui storia merita davvero di essere conosciuta da tutti, sia perché si tratta di una storia straordinaria sia perché Olivari, primo Asso d’Italia dell’aviazione da caccia crebbe proprio a San Maurizio Canavese.
Il nonno paterno, Girolamo, era originario di Genova ma per lavoro si era trasferito a Torino, dove aveva conosciuto Luigia Fortunata Pastoris, con la quale convolò a nozze proprio nella chiesa parrocchiale di San Maurizio Canavese. Dall’unione di Girolamo e Luigia Fortunata nacque Tommaso, che sposò la sanmauriziese Maria Ferrando. Tommaso e Maria ebbero tre figli: Anita, Luigi (eccolo, il nostro Luigi Olivari!) e Carlo. Luigi in realtà nacque a La Spezia – era il 29 dicembre 1891 – perché nel frattempo gli Olivari si erano di nuovo trasferiti in Liguria per ragioni di lavoro. Quando però papà Tommaso morì prematuramente, la famiglia tornò a San Maurizio Canavese, dove mamma Maria intraprese un’attività di sarta e modista.
Luigi Olivari, dall’aquilone in piazza Marconi ai cieli d’Italia
Luigi era particolarmente vivace ed esuberante. Amava l’ebbrezza della velocità, il brivido dell’adrenalina e adorava la motocicletta, con la quale disputò anche alcune gare (oltre ad attraversare spesso la nostra San Maurizio Canavese in equilibrio con i piedi sulla sella…). Ma soprattutto amava il volo, tutto il volo. E diciamo che partì proprio dalle basi del volo, fin da adolescente, con il suo aquilone che faceva volare in piazza Marconi.
Nel 1914 ottenne il brevetto di volo civile dopo aver frequentato la scuola di Mirafiori. All’ingresso dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale, dopo essere stato scartato alla visita di leva, entrò come volontario nel Battaglione Aviatori e nel 1915 ottenne il brevetto di volo militare. Dopo una fase di addestramento a Parigi, fu assegnato alla Prima Squadriglia Caccia, insieme, fra gli atri, al tenente Francesco Baracca, altro mito dell’aviazione militare italiana. La base aerea si insediò a Santa Caterina di Udine. Il 2 aprile del 1916 Luigi abbatté il suo primo aereo nemico, ma cadde oltre la linea dell’Isonzo. La sua vittoria pertanto non fu omologata ufficialmente ma resta la prima vittoria nella storia dell’aviazione militare italiana.
Da quel momento Luigi Olivari non si fermò più e si rese protagonista di una carriera fulminea, con 34 combattimenti aerei e almeno 17 abbattimenti. Ma già dopo il quinto abbattimento, il 16 settembre 1916 nei cieli di Caporetto, ottenne il titolo di Primo Asso dell’aviazione italiana. Ancora nel 1936, quasi vent’anni dopo la sua morte, la cronaca di un suo leggendario combattimento comparve su una rivista americana come una delle più grandi azioni di guerra nei cieli. Oltre che grande pilota, era anche un ottimo meccanico, tanto che partecipò attivamente alla realizzazione del prototipo dell’Ansaldo Balilla, il primo caccia di progettazione e costruzione italiane. L’11 febbraio 1917 fu protagonista di uno spettacolare combattimento nel cielo di Udine, ricevendo personalmente, appena tornato a terra, i complimenti di Vittorio Emanuele III e del generale Cadorna che, trovandosi in città, vi avevano assistito restando impressionati dalle manovre di Olivari e dei suoi compagni di battaglia.
La triste fine di Luigi Olivari
Le favole però finiscono, e non sempre finiscono bene. Nell’autunno del 1917 Luigi Olivari, da molti mesi lontano da casa, ricevette la notizia di una licenza premio. Il 13 ottobre di quell’anno, con le valigie già pronte per tornare dai suoi cari a San Maurizio Canavese, ricevette l’ordine perentorio di scortare un velivolo in missione fotografica nei pressi di Lubiana. Secondo le fonti dell’epoca, Luigi non la prese bene. Contrariato e a malincuore, obbedì all’ordine, salì sul suo caccia SPAD sul campo di Santa Caterina di Udine e attaccò una decisa cabrata: il velivolo andò in stallo, scivolò d’ala e precipitò. Qualcuno racconta che Luigi morì sul colpo, qualcun altro che spirò dopo qualche minuto di agonia. Ci fu anche chi sostenne la possibilità che l’incidente fosse stato causato da un sabotaggio, eventualità peraltro presto esclusa dalla commissione militare d’inchiesta incaricata di esaminare il relitto del velivolo.
La morte del primo Asso d’Italia destò profonda commozione nell’opinione pubblica di tutta la nazione. A Udine furono celebrati i funerali solenni e la salma fu tumulata nel cimitero cittadino, ma sei anni più tardi, nel 1923, fu traslata nel cimitero di San Maurizio Canavese, dove riposa tuttora nella tomba di famiglia.
Il grande Francesco Baracca, che sarebbe caduto in battaglia pochi mesi dopo la morte di Luigi Olivari, scrisse in memoria dell’amico e compagno: «Abbiamo trascorso insieme quasi due anni e la nostra era una seconda famiglia. Abbiamo passato giorni assai tristi. La tristezza rimarrà ancora molto tempo fra di noi».
Con la morte del fratello Carlo e della sorella Anita tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio dei Sessanta, si concluse la storia della famiglia Olivari a San Maurizio Canavese.
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